PUNTE FANTOLINE
TORRIONE BORIS CORADAZZI
Parete est “Via Adriana”
Primi salitori: Sergio Liessi e Claudio Mitri, 17 Settembre 1999
Sviluppo: 300 metri
Difficoltà: dal 3° al 5°+, un passo 6°-
Tempo impiegato : 3.30 ore
Materiale in parete: 6 chiodi di sosta e 3 di via, 2 cordini su clessidra
Avvicinamento: 45’ dal rifugio
Discesa: con corde doppie da 50 metri lungo la via di salita (soste attrezzate)
Note: sulle cime Fantoline è stato individuato un itinerario eccezionale su ottima roccia, il primo su queste solari ma franose pareti: con grande logica segue una serie di colatoi e paretine fino alla cima del Torrione addossato alla cresta principale. E’ raccomandabile per la bontà della roccia e per l’ambiente solare e isolato; particolarmente belli il terzo e il quinto tiro di corda.
Dal rifugio seguire il sentiero per forcella La Riguota fin dove la parete si abbassa maggiormente sul grande canale detritico. Abbandonare gli ometti puntando a sin. a un breve canalino sulla verticale del torrione, 50 m. a destra del grande colatoio nero superficiale (ometto).
1) Seguendo il canalino verso sin. ci si porta all’inizio di una fessura, che si risale (4°) fino a una cengetta; alcuni metri a destra si vince uno starpiombetto da destra a sin. (passo 5°) e si prosegue per placche verso sin. (4°, 1 chiodo) entrando in un colatoio che si risale (3°). (40 m.).
2) Proseguire per il colatoio fino a un invaso ghiaioso; qualche metro a destra prendere una fessura a diedro che si risale fino a una cengia con mughi (4°+, 5°-; 40 m.).
3) Traversare a sin. la cengia orizzontale per 20 m. (passo delicato ed esposto fra i mughi) raggiungendo un invaso ghiaioso alla base del camino che delimita a sin. la grande placconata nera. Attaccare la placca 10 m. a destra del camino e con splendida arrampicata su appigli minimi risalirla raggiungendo verso sin. il camino alla sua sommità e sostando su un masso incastrato (5°- continuo, un passo di 5°+ e uno di 5°, 1 chiodo; 50 m.).
4) Vincere la liscia paretina sulla destra (5°) e proseguire verso destra per una placca sotto strapiombi (4°), finché non è possibile salire dritti per fessura (4°+) alla grande cengia dei camosci (30 m.).
Da qui è possibile uscire verso destra al canalone di forcella La Riguota per la cengia (breve ma molto esposta).
5) Salire per ghiaie alla base del grande colatoio che scende dalla cima del nostro torrione.
Attaccare sulle rocce 10 m. a destra del canale (20 m., 3° e 4°), vincere un tetto (6-) e raggiungere sulla verticale la lunga fessura obliqua che incide da destra a sinistra la parete del torrione (5°, 1 chiodo). (45 m.)
6) Seguire la fessura (15 m., 4°- e 4) uscendo nei pressi del colatoio; quindi salire dritti per placche (25 m, 3°, un passo 4°+) fino a una cengia detritica.
7) Puntare verso destra per placche (15 m., 3°) all’evidente diedro fessurato che conduce in cresta (5°-; 30 m.).
8) Per cresta in breve a sin. ai friabili spuntoni della vetta (50 m, 1°, 2°).
PUNTA DRIA (1981 m)
Parete Nord-Ovest “Via Giovanni”
Il 17 Giugno 2000 Sergio Liessi e Celso Craighero hanno aperto una nuova via sulla parete nord-ovest di “Punta Dria”. Sviluppo 360 m. Difficoltà dal III al V, con un passo di VI+. Tempo impiegato 5,30 ore. Materiale lasciato 11 chiodi (ch). Qualità della roccia: buona.
L’ultima cima del gruppo, così vicina al sentiero ma così dimenticata… una via d’altri tempi, a tratti faticosa, di grande soddisfazione alpinistica.
Da Forni di Sopra per il sentiero che porta al rifugio Flaiban-Pacherini, poi per il canalone tra i mughi fino alla base dello zoccolo. L’attacco si trova sulla sinistra a circa 50 metri dal largo camino nero centrale della “Via S. Del Torso, R. Zanutti e I. Coradazzi Bianchi” (vedi guida Berti “Dolomiti Orientali volume II”, pag. 439) e più precisamente sulla sinistra di un evidente colatoio inghiaiato a forma d’imbuto.
1) Si sale in leggero obliquo verso destra una placca verticale per circa venti metri (V-), si continua a destra quasi in orizzontale lungo una delicata cengia sovrastata da strapiombi e interrotta da un colatoio (III) fino alla sosta in un comodo terrazzo detritico sovrastato da un tetto (40 m, chiodo in sosta).
2) Dalla sosta si continua a sinistra del tetto su placca articolata per circa dieci metri (II, III) fino ad un invaso inghiaiato, da cui si sale lungo un camino interno ad un colatoio (IV+, V-) fino al suo termine in una comoda cengia punto di sosta (50 m, sosta: 1 chiodo).
3) Si continua diritti lungo un colatoio detritico (I) fino ad un’altra comoda cengia (50 m, sosta: 1 chiodo).
4) Ora lungo un facile camino/colatoio gradonato interrotto da cenge (III, IV), sostando all’inizio della gran cengia sovrastata dalla grande e ripida parete (40 m, sosta: 1 chiodo).
5) Si attraversa la gran cengia salendo lungo un colatoio di pareti gradonate fin sotto la gran parete (35 m, sosta: 1 chiodo).
6) Si sale lungo un camino che rappresenta la direttrice per alcuni metri (IV+), poi in placca sul lato destro fin dove è possibile (V, chiodo), di nuovo per alcuni metri dentro il camino e continuando sulla sinistra in placca liscia (V, chiodo) fino alla sosta aerea con possibilità di sedersi su un esile spuntone sotto una lastra strapiombante e liscia (40 m, sosta: 1 chiodo).
7) Sempre su placca con appigli obbligati alla sinistra del camino (V-, chiodo) si continua fin sotto un difficile strapiombo che superato (VI+) permette di continuare su placca ora un po’ più articolata (V, chiodo) fino alla sosta in un comodo terrazzo (40 m, sosta: 1 chiodo).
8) Si continua all’interno di un colatoio che rappresenta la prosecuzione logica del camino lungo facili pareti gradonate (III), fino alla sosta in un terrazzo inghiaiato interno ad una profonda gola (40, sosta su clessidra).
9) Dall’interno della gola si continua sulla parete destra, verticale, umida e con scarse possibilità di chiodatura fino ad uscire sulla cresta, sostando in mezzo ai mughi (25 m, V) e da qui fino alla cima per facili rocce (II) senza via obbligata.
Discesa: con due calate attrezzate in corda doppia da 50 metri fin sotto la forcella del Lavinale di Palas Verde (la prima su un mugo e la seconda con un chiodo).