Nell’incontaminata val di Suola, porta di accesso al versante fornese delle Dolomiti Friulane, a 1600 metri di quota c’è un terrazzo verde alle pendici occidentali della Cima di Suola, dove da una grotta sgorga l’unica sorgente perenne della valle. Qui un secolo fa era insediato un semplice ricovero in legno ad uso dei pastori fornesi per le loro pecore, il “Cason di Suola”.
Nel 1955 il comune di Forni di Sopra e la locale Azienda di Soggiorno fecero costruire in sua sostituzione un piccolo edificio in muratura. Il ricovero, senza arredo e servizi, rimase inutilizzato fino all’anno successivo, quando l’Amministrazione locale ne concesse l’uso alla sezione CAI XXX OTTOBRE di Trieste, che con il suo Gruppo Rocciatori in quegli anni era molto attiva nella zona del Pramaggiore. Il 21 ottobre 1956 il rifugio venne inaugurato ed intitolato agli alpinisti triestini da poco scomparsi Nino Flaiban e Fabio Pacherini, con dormitorio, caminetto, spazio cucina e servizio di ristoro.
Nel 1969 la struttura venne sottoposta ad una prima ristrutturazione, ma negli inverni ’74 e ’75 subì gravi danni e fu parzialmente distrutta dalle slavine, frutto di intense nevicate. Nel 1976 venne effettuata la risistemazione, ripetuta con ulteriori interventi interni nel 1995, che ha portato il rifugio fino agli anni recenti.
Nel 2006 e 2007 il rifugio, ormai divenuto troppo piccolo e spartano per i moderni canoni di frequentazione, è stato interamente riprogettato pensando ad una struttura robusta e di resistenza passiva alle possibili slavine, ed è stato ricostruito nello stesso antico sito portandolo alle fattezze attuali.
Contemporaneamente il sentiero di accesso è stato risistemato ed ampliato in modo da agevolare il percorso e consentire l’utilizzo di piccoli mezzi a motore per il trasporto dei beni necessari alla gestione del rifugio. Nel mese di luglio 2008 il nuovo rifugio Flaiban – Pacherini viene inaugurato.
A cavallo degli anni ’90 merita ricordare la storica gestione di Mauro Conighi, “l’orso della val di Suola”, sicuramente un personaggio che ha lasciato il segno. Morì d’infarto mentre scendeva come d’abitudine lungo il sentiero per Forni per prendere viveri. Una targa posta dagli amici ricorda il punto esatto.
Qualcuno quando sale raccoglie un sasso e lo lascia vicino a quel luogo, come una sorta di preghiera.
Timilin, lo storico di Forni, ha ripercorso le vicende del rifugio e delle sue valli in un prezioso articolo pubblicato per Alpinismo Triestino n. 181/2022